territorio

di Marco Mari
19 Marzo 2022

Che cos’è l’Alto Vicentino?

La Regione del Veneto sta tornando a rivolgersi ai territori per programmare i propri investimenti, e Valdagno sembra continuare a credere nell’integrazione con Schio e Thiene.
Appare tuttavia importante, richiamando alla mente gli eventi degli ultimi 20 anni, cercare di effettuare una riflessione critica su che cos’è stato e cosa può ancora essere l’Alto Vicentino.

Strada delle 52 Gallerie, sul massiccio del Pasubio - Credits: Giorgio Peripoli, Shutterstock
In questi giorni la Fondazione Festari sta cambiando il proprio statuto. Un fatto che, visto superficialmente, può sembrare una quisquilia burocratica ma che invece produrrà delle importanti conseguenze sui progetti e gli investimenti che la Regione del Veneto deciderà nei prossimi anni per Valdagno attraverso le risorse destinate alla programmazione decentrata.
Dai Patti Territoriali alle Intese Programmatiche d’Area

La programmazione decentrata rappresenta il metodo con cui la Regione del Veneto fa emergere “dal basso” le proposte di investimento per i suoi territori. Proposte che vengono espresse da coalizioni formate non solo da Comuni, ma anche dalle forze economiche e sociali.

Queste coalizioni, secondo anche quanto descritto dalla regione stessa1, sono rappresentative di fenomeni di integrazione sovra-comunale nei settori produttivi, dei servizi, dei fabbisogni territoriali e delle infrastrutture.

Nel 1999, anno in cui la Regione ha per la prima volta introdotto2 il metodo della programmazione decentrata, Valdagno entrò a far parte di un patto territoriale chiamato “Agno-Chiampo”3. In quel patto erano presenti tutti i comuni della Valle dell’Agno (Brogliano, Castelgomberto, Cornedo Vicentino, Trissino, Recoaro e Valdagno) più alcuni della Valle del Chiampo (mancava Arzignano).

Per Valdagno questa alleanza durò tuttavia molto poco. Le cronache ricordano che il 1999 per la nostra città fu soprattutto l’anno dell’inaugurazione del traforo verso Schio, con cui si battezzò una stagione alla ricerca dell’integrazione tra le due città industriali.

Questa visione era certamente innovativa e progressista. Dopo decenni di competizione industriale e culturale, segnata dalle vicende della Lanerossi e di Marzotto, con l’apertura della galleria sembrava che le due città fossero destinate ad unirsi abbattendo “ogni diaframma umano, sociologico ed economico4”.

In questo senso, nel 2002, i Sindaci delle due città diedero vita alla Fondazione Festari – un ente di ricerca pensato per dare seguito al processo di integrazione avviato, con un’attività di analisi e progettazione comune.

Tornando ai patti territoriali, sembrò dunque sensato abbandonare l’alleanza strategica tra Valle dell’Agno e Valle del Chiampo per cercarne una nuova verso est, quella del nascente Alto Vicentino.

In questa visione, proprio grazie alla nuova infrastruttura del traforo, la Valle dell’Agno avrebbe dovuto formare assieme alla Val Leogra, la Val D’Astico e Thiene un unico grande territorio di oltre 200.000 abitanti, i quali avrebbero dovuto costituire una comunità capace di condividere servizi e progettualità.

Valdagno abbandonò dunque il patto territoriale Agno-Chiampo, e la Fondazione Festari si aprì subito ad un terzo socio fondatore: il Comune di Thiene.

Il passaggio fu tuttavia traumatico, ed avvenne attraverso degli episodi che probabilmente segnarono sin dalla partenza il destino di questa nuova identità.

Sul fronte a sud, la Valle dell’Agno cessò di esistere politicamente. Dei 6 comuni che ne fanno parte, solo Recoaro decise di seguire Valdagno nel progetto dell’Alto Vicentino mentre gli altri decisero di rimanere agganciati alla Valle del Chiampo dando vita, anche assieme ad Arzignano e Montecchio Maggiore, all’area dell’Ovest Vicentino riprendendo il nome dell’ULSS 5 di cui faceva parte anche Valdagno.

Sul fronte ad est, così come clamorosamente ricordato proprio pochi giorni fa dall’ex Sindaco di Thiene, Attilio Schneck5, il comune all’epoca da lui guidato decise invece di entrare nella Fondazione Festari e poi di aderire al progetto dell’Alto Vicentino non tanto per rendere l’unione tra Schio e Valdagno ancora più grande e partecipata, ma per fermarla sul nascere nel timore che tale integrazione includesse uno dei servizi che sta più a cuore a tutti i cittadini, ovvero l’ospedale.

Nel corso del Consiglio Comunale di Thiene del 17 Marzo 2022, discutendo la modifica dello statuto della Fondazione Festari, Schneck ha infatti dichiarato: “erano partite Valdagno e Schio, noi ci siamo aggiunti perché si erano prefisse di avere relazioni […] sui sistemi socio-sanitari […], con interferenze che potevano essere influenti nella Regione per le assegnazioni delle funzioni in area degli ospedali. […] Visto che [la Fondazione] era sorta, noi siamo entrati subito dopo per non permettere questa intesa diretta Schio-Valdagno, quella famosa del traforo.”

Fu dunque sotto questi auspici che nacque l’Alto Vicentino, idea geografica e politica che si concretizzò nel 2008, quando la Regione del Veneto approvò la proposta sottoscritta da 26 comuni6 (che nel tempo diventarono 34) per la creazione dell’Intesa Programmatica d’Area (IPA) Alto Vicentino, e di cui Schio venne indicata come soggetto responsabile.

L’Alto Vicentino dopo 20 anni di Fondazione Festari

Se Schio quindi assunse la rappresentanza istituzionale dell’intesa, alla Fondazione Festari venne riconosciuto il ruolo di segreteria tecnica con il compito di condurre quell’attività di progettazione su cui avrebbe dovuto basarsi l’applicazione pratica della programmazione decentrata nel nostro territorio.

La Fondazione elaborò il primo documento programmatico d’area, che individuò 10 priorità su cui l’Alto Vicentino avrebbe dovuto concentrare le proprie attività di progettazione, tra cui la valorizzazione delle risorse umane, la promozione dell’innovazione, la diversificazione delle fonti energetiche e l’attrazione di investimenti internazionali7.

Obiettivi alti e nobili, ma che nulla però dicevano sui veri nodi attraverso cui avrebbe dovuto svolgersi l’evoluzione di un territorio unito, come ad esempio la riorganizzazione territoriale dei propri servizi e la creazione di nuove infrastrutture materiali ed immateriali capaci di completare l’opera avviata dal traforo.

A 20 anni dalla creazione della Fondazione Festari, l’Alto Vicentino continua a pensare – per utilizzare l’affermazione di Ilvo Diamanti, che per un certo periodo se n’è occupato – come un insieme di villaggi8 con il risultato di una marginalizzazione dell’area di Valdagno rispetto invece alle contiguità che si sono realizzate nell’area tra Schio e Thiene di cui è oggi davvero difficile non accorgersi.

Riprendendo infatti le indicazioni che la Regione Veneto offrì per descrivere lo spirito della programmazione decentrata9, l’Alto Vicentino avrebbe dovuto svilupparsi sull’integrazione di servizi, fabbisogni ed infrastrutture territoriali.

Sui servizi più importanti per la vita della nostra comunità, ovvero le scuole e la sanità, Valdagno continua a rimanere un polo attrattivo per i Comuni della Valle dell’Agno e dell’Ovest Vicentino ed anzi, come da tempo indicano i flussi di studenti in uscita dal comune, talvolta soffre la concorrenza con Schio dimostrando un’inferiore capacità di innovare e rigenerare la propria offerta formativa.

Sulla sanità, inoltre, l’integrazione dell’Alto Vicentino è stata smentita per due volte: la prima nel 2012, quando le strutture di Schio e Thiene si sono fuse in un unico ospedale chiamato, ironia della sorte, dell’Alto Vicentino. La seconda nel 2016, quando in occasione della riorganizzazione delle aziende sanitarie regionali, l’Ospedale di Valdagno è entrato a far parte dell’Area Berica mentre quello dell’Alto Vicentino è divenuto dopo Bassano del Grappa il secondo polo dell’Area Pedemontana.

Sui fabbisogni territoriali, come ad esempio la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, Valdagno continua a far parte del sistema Agno-Chiampo, mentre Schio e Thiene fanno parte di un’azienda partecipata chiamata – neanche a dirlo – Alto Vicentino Ambiente.

Anche sull’industria, come nei casi precedenti, si è scelto il nome Alto Vicentino per definire il Distretto della Meccanica che include aziende non solo di Schio e Thiene ma anche di comuni “distanti” come Altavilla Vicentina, senza però veder figurare un’azienda di Valdagno10. Una direttrice seguita anche da Confindustria, che sempre con Alto Vicentino definisce il proprio mandamento che include i comuni di Schio e Thiene, mentre Valdagno è stata collocata nel cosiddetto Ovest Vicentino.

Sui processi culturali, che sarebbero stati utili a consolidare nell’immaginario collettivo l’appartenenza ad una nuova comunità, le iniziative dello Schiofestivaldagno e del gemellaggio tra le Stagioni Teatrali di Valdagno e Schio hanno presto cessato di esistere senza che emergessero nuove occasioni di palinsesti unitari. Su questo fronte, di Alto Vicentino parla ormai solo un notiziario online, che nella sua tagline chiarisce: “notizie di Thiene, Schio e dintorni ”11.

Arrivando dunque all’ultimo fattore, ovvero l’integrazione delle infrastrutture e della mobilità, appare chiaro che senza una compiuta integrazione degli elementi che muovono la società e l’economia non solo sia difficile pensare a nuovi progetti di collegamento ma anche giustificare economicamente l’investimento su quell’opera da cui tutto è partito, ovvero il traforo. Con il risultato che i valdagnesi per lavoro, studi universitari, tempo libero ed anche interventi sanitari di una certa complessità hanno iniziato a guardare verso orizzonti geografici più ampi e resi più vicini dall’alta velocità ferroviaria e dall’integrazione europea.

Dopo questa fotografia, al di là degli eventi che sono andati contro la previsione di un Alto Vicentino coeso ed integrato, ci si chiederà dunque che cosa in questi anni abbia prodotto l’IPA Alto Vicentino per Valdagno.

Stando all’ultimo quaderno di monitoraggio12 prodotto nel 2016 dalla Regione del Veneto, l’IPA non ha portato co-finanziamenti a progetti realizzati nel Comune di Valdagno, tuttavia nel 2015 sul Giornale di Vicenza13 apparvero degli articoli che riportarono come la sistemazione della pavimentazione e dell’arredo urbano del centro storico vennero realizzate anche grazie a fondi ottenuti attraverso le progettualità dell’IPA.

La rinascita delle IPA e la modifica dello statuto della Fondazione Festari

Se dunque per Valdagno le notizie sull’IPA Alto Vicentino più importanti risalgono al 2015, negli ultimi mesi il tema dell’intesa è tornato alla ribalta poiché la Regione del Veneto ha deciso di dare un nuovo impulso alla programmazione decentrata, apportando tuttavia delle novità che riguardano proprio l’organizzazione delle intese territoriali.

Con la legge regionale n.2 del 202014, si è infatti voluto togliere agli enti locali capofila l’onere di dover svolgere la funzione di rappresentanza istituzionale e si è aperta la possibilità per i Comuni di dare vita a dei soggetti con struttura e personalità giuridica indipendente capaci di portare avanti sia l’attività progettuale che la relazione con l’istituzione regionale per l’assegnazione e gestione dei fondi.

Per supportare la nascita di queste organizzazioni, che possono essere associazioni riconosciute così come Fondazioni, la Regione ha anche stanziato 500.000 euro decidendo però di assegnarli premiando quelle intese che già avevano compiuto degli sforzi in tema di organizzazione del proprio lavoro e che, tra novembre 2021 e febbraio 2022, sono state in grado di presentare un Piano di Sviluppo Territoriale o un Documento Programmatico d’Area aggiornato15.

L’IPA Alto Vicentino, che sin dalla sua creazione ha la propria segreteria tecnica presso la Fondazione Festari, ha così risposto positivamente ad uno dei due requisiti premiali previsti dalle indicazioni regionali e, stando all’esito del monitoraggio effettuato non ha prodotto un nuovo Documento Programmatico16 che sarebbe stato utile anche per valutare, nei singoli ambiti comunali, l’opportunità di proseguire o meno in questa alleanza.

Si arriva così alla notizia della modifica dello statuto della Fondazione Festari che, secondo quanto si è appreso dalla discussione già avvenuta in seno al Consiglio Comunale di Thiene17, è stata pensata assieme alla Regione al fine di rendere la Fondazione il soggetto di riferimento per l’IPA Alto Vicentino facendo entrare come soci aggregati tutti i 34 comuni che fino ad oggi sono stati parte dell’intesa.

In questo modo, pur non essendo stati previsti cambiamenti riguardo al patrimonio della Fondazione (che è di circa 1 milione di euro, apportato per un terzo ciascuno dai Soci Fondatori Valdagno, Schio e Thiene), grazie al supporto della Regione e delle quote associative dei soci aggregati la dotazione annuale della Fondazione passerà da circa 24.000 euro a 150.000 euro, che verranno impiegati, secondo quanto dichiarato dal Sindaco di Thiene, in consulenze e personale.

Al fine di dare rappresentatività ai nuovi soci, cambierà anche la governance dell’ente con l’aumento dei membri del Consiglio di Amministrazione la cui maggioranza resterà nelle mani dei soci fondatori.

Conclusioni

Nell’epoca del PNRR, in cui la capacità progettuale appare per gli enti locali di sempre più vitale importanza, appare azzardato per Valdagno continuare ad investire nel progetto dell’Alto Vicentino, senza nemmeno effettuare – anche per mezzo dell’apertura di un confronto pubblico – una riflessione critica su che cos’è stato e cosa può ancora essere l’Alto Vicentino e soprattutto se debba essere questo il primario orizzonte strategico dello sviluppo territoriale valdagnese. L’Alto Vicentino appare infatti un’idea destinata a reggersi su due poli, che se all’inizio potevano essere Valdagno e Schio, il corso degli eventi ha portato a sostituire la nostra città con quella di Thiene.

Nell’affrontare il proprio futuro, Valdagno dev’essere capace di rivedere la propria collocazione territoriale dimostrando una maggiore consapevolezza delle esigenze del presente, e più coraggio nell’esprimere una nuova interpretazione delle sfide del futuro.

Con una progettazione innovatrice e capace di sfidare i conservatorismi, Valdagno può mettere in campo verso i Comuni limitrofi una visione di un territorio più aperto, più verde e più innovativo. Più moderno e più europeo.

Immaginando una Valle dell’Agno o un Nuovo Alto Vicentino dove i Comuni che decidono di farne parte non lo fanno per frenarsi a vicenda ma per con-correre, ovvero correre assieme.

Realizzando un’intesa dove un Comune, anche Valdagno, non abbia paura di cedere all’altro uno dei propri servizi (che sia una scuola od un reparto ospedaliero) al fine di raggiungere insieme una maggiore capacità ed eccellenza, con risultati che possano essere veramente spesi in termini di attrattività internazionale e di sostenibilità economica.

Un’intesa sincera, basata sulla condivisione di un orizzonte comune, e che con spirito democratico dovrebbe essere discussa e presentata con chiarezza ai cittadini prima di qualsiasi decisione.

Marco Mari

32 anni, è co-fondatore ed amministratore delegato di Italia Innovation, società che si occupa di ricerca applicata ed alta formazione per lo sviluppo dell’economia manifatturiera.
E’ stato responsabile per l’innovazione digitale e creativa di Domori, azienda appartenente al Polo del Gusto – Gruppo illy, e direttore creativo in Fabrica, centro di ricerca del Gruppo Benetton.
Si è laureato in Scienze Giuridiche presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sta attualmente conseguendo un Master in Relazioni Internazionali presso l’Università di Harvard.

note e riferimenti

1. Bollettino Ufficiale Regione del Veneto, Deliberazione della Giunta Regionale n.3323 del 4 Novembre 2008
2. Bollettino Ufficiale Regione del Veneto, Legge Regionale n.13/99
3. Comune di Chiampo, Bilancio di Mandato 2003-2008
4. Il Giornale di Vicenza, G. Antonacci, “Quel tunnel non cancella i campanili”, pag.1, 21 Novembre 2004
5. Comune di Thiene, Riunione del Consiglio Comunale del 17 Marzo 2022
6. Fondazione Festari, Atto di adesione preliminare IPA Alto Vicentino, 12 Ottobre 2007
7. Fondazione Festari, Documento Programmatico D’Area 2008-2010
8. Il Giornale di Vicenza, M. Scorzato, “Pensa come tanti villaggi ma ormai è una metropoli”, 18 Dicembre 2005
9. Bollettino Ufficiale Regione del Veneto, Deliberazione della Giunta Regionale n.3323 del 4 Novembre 2008
10. Regione del Veneto – Innoveneto, Piano Operativo 2021-2023 Distretto Meccanica Alto Vicentino
11. Altovicentinonline.it, sito internet
12. Regione del Veneto, Sviluppo Locale Programmazione Decentrata – Monitoraggio Attuazione 2016
13. Il Giornale di Vicenza, L. Cristina, “Fondazione Festari, Lega all’attacco”, 16 Aprile 2015
14. Regione del Veneto, Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto, L.R. n.2/2020
15. Regione del Veneto, Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto, Deliberazione Giunta n.1528/2021 e Deliberazione Giunta n. 154/2022
16. Regione del Veneto, Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto, Deliberazione Giunta n.1528/2021 Allegato A
17. Comune di Thiene, Riunione del Consiglio Comunale del 17 Marzo 2022

4 Comments

  1. Una bella disamina, e per chi come me ha vissuto l’euforia da traforo e l’illusione di una integrazione che ahimè si e rivelata fin da subito puramente teorica, il ripensare ad una progettualità di vallata, come del resto è sempre stato storicamente, non deve più essere un tabù . Valdagno ha sempre guardato più a Ovest che ad Est, e le nuove arterie in fase di completamento ridanno attualità ad una scelta di campo in questa direzione.
    Grazie per il bell’articolo.

  2. Ho letto con molto interesse questo articolo. Nella nascita dell’IPA Alto Vicentino, mi è sembrato che le amministrazioni fossero spinte più dalla necessità di adattarsi ad un nuovo e più complicato sistema per trovare un canale di finanziamenti che non dalla volontà di progettare visioni condivise di sviluppo del territorio. Concordo sul punto che a Valdagno dovrebbe essere promosso un dibattito aperto all’intera Valle sulla scelta e le conseguenze della sua collocazione territoriale, provando a porsi come soggetto di riferimento e di attrazione. Valdagno forse all’interno dell’Alto Vicentino ben più potrebbe contare se rappresentasse gli interessi di una intera Valle, come per altro, per la Valle del Leogra, è stato nel ruolo di Schio. A mio parere, in tale prospettiva, è stato un errore rinunciare progressivamente a quel confronto e a quella collaborazione che negli anni ’90, molto di interessante aveva iniziato a maturare in Valle, soprattutto dopo le elezioni del ’95. Analizzare quello che è stato prodotto in quel decennio sarebbe utile per ripartire, valutando anche se sia opportuno rivedere l’ambito territoriale della nostra Valle alla luce dell’impatto della nuova Pedemontana e del nuovo Ospedale.

    • Grazie Francesca per la lettura e per il tuo commento.
      Condivido che le due integrazioni territoriali, quella della Valle dell’Agno e quella dell’Alto Vicentino non sono incompatibili tra loro ma anzi potrebbero sostenersi a vicenda.

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